Un mio articolo, Immigrazione, verso il peggio a rimorchio
della Chiesa, postato su “Brogliaccio Salentino” il 16 agosto, ripreso e
diffuso dal blog “Rosebud Giornalismo Online”, è stato così commentato il
giorno dopo da un certo che non so chi sia e di dove:
«Giusto. La Chiesa gabbia la Chiesa. Lo
Stato lo Stato, il cane il cane e lei caro il mio articolista
faccia quello che le viene più congeniale: lo sciocco che guarda il dito e non la Luna. E ’ così difficile?».
All’
rispose subito la direttrice di “Rosebud” Rina Brundu, che con garbo disse fra
l’altro: «Idee e scritto che peraltro condivido in pieno, particolarmente
laddove dice che “La Chiesa deve fare la Chiesa. E ’ tanto difficile capire che lo Stato
deve fare lo Stato?”. Da ciò deriva pure che la Chiesa sta senz’altro facendo
la Chiesa ma sarebbe dovere di un governo di una moderna democrazia tagliare
una volta per tutte con questo ridicolo cordone ombelicale che ci portiamo
dietro da quando questo paese è nato. E’ un insulto all’intelligenza nostra e
dei nostri figli questo perseguire pratiche superstiziose per risolvere i
problemi pragmatici del mondo. Machiavelli si sta sicuramente rivoltando nella
tomba e non solo lui. Il vero problema di questo paese non sono gli articoli
del prof. Montonato ma il fatto che non abbiamo sufficienti risorse
intellettuali valide per avere più articoli come questo, per creare una leva
con cui buttare davvero a mare questi leftovers medievali, anti illuministici
sotto ogni profilo che lentamente, ma spavaldamente e inesorabilmente ci stanno
portando alla sfascio. Noi abbiamo i governi democristiani che imperano e ci
fanno vergognare di noi. E i cani da guardia che li incensano».
Personalmente apprezzo l’ironia,
anche quando io stesso ne sono vittima; detesto invece la stupidità, che è
tipica di chi non ragiona e spara la prima banalissima minchiata che gli viene
a tiro. All’ il
rispose indirettamente ringraziando la Brundu per il suo contributo di
chiarezza.
Avrei potuto dire al mio
occasionale avversario, magari anche direttamente, che io in genere guardo il
sole o i confini del sistema solare, non la luna; ma avrei fatto a gara di
banalità. E’ vero comunque che guardo sempre il più lontano possibile ed è per
questo che ritengo nefasto per l’Italia e l’Europa, per la prospettiva
dell’Italia e dell’Europa, il modo come l’immigrazione è gestita o non gestita
dalla Chiesa e dagli Stati. Vorrei ricordare che la Chiesa non è il verbo del
cristianesimo delle origini – se vogliamo prenderci in giro, va bene,
pensiamola o auspichiamola pure così – è
una struttura di potere e di civiltà che deve porsi anche interrogativi
importanti sul cristianesimo e sulla condizione dei cristiani nei tempi a
venire. Non mi pare che lasciando entrare in Europa tanti islamisti mentre nei
paesi islamici si bruciano le chiese coi fedeli dentro si renda un buon
servizio al cristianesimo. Se poi la Chiesa vuole liquidare il Cristo che
conosciamo da due millenni per un Cristo più acconcio alle idee politiche del
papa, beh, allora è un altro discorso.
Ma, comunque, lasciamo stare
tutta la polemica e le puntualizzazioni che seguirono col signor ; non è questo l’argomento. Qui metto in evidenza un aspetto: ad
un ragionamento, che si può condividere o meno, si risponde con un altro
ragionamento, uguale e contrario, non già con un insulto, per di più di persona
anonima. E’ questo che va preso in esame in termini generali. Oggi chiunque –
lo diceva Umberto Eco per i milioni di imbecilli invasori della rete – può
concedersi la licenza di dare dello sciocco o dello stupido o qualcosa di
peggio ad un signore che non conosce o peggio ancora che conosce, ma forte del
suo cappuccio sul capo, che sa tanto di confraternita in tenuta da venerdì
santo, può insultare in maniera sommaria e scriteriata.
Preciso che non ho mai inteso
attrezzarmi di Face-book o di altri spazi on line o applicazioni, per evitare
di trovarmi in un mare pieno di tutto e di più ed evito perfino di aprirmi a
precise richieste su Linkedin, che è spazio serio e professionale. Ma sento
parlare nei luoghi pubblici urbani, che invece frequento moltissimo – ho già
detto che non leggo i social – le minchiate che postano e che si scambiano i
campioni di quest’ultimo passatempo iperpopolare e francamente sono inorridito,
non solo e non tanto per l’infimo livello dei protagonisti e per le loro
insulse performance ma per il fatto che non c’è autorità alcuna che intervenga
per impedire o punire severamente quanti dell’importante mezzo di comunicazione
fa un uso stupido quando non delittuoso.
Non si tratta di comunicare le
proprie idee, perfino in maniera sgrammatica – questo è un bene inalienabile,
che va tutelato e semmai diffuso – ma di insultare e addirittura calunniare e
minacciare chi ti sta antipatico, chi non ti ha offerto il caffè al bar, chi fa
lo sgarbo di non salutare tutti per strada come un vescovo o il papa, chi tifa
per un’altra squadra di calcio, chi si fidanza o si sposa con la donna che
avresti voluto per te, chi è vittima di dicerie alla persona o alla famiglia e
via umanizzando.
Chi si rende protagonista di un
reato simile dovrebbe non solo pagare penalmente, subito non dopo due o tre anni,
ma essere anche inibito per un certo periodo, a seconda della gravità dei casi,
dall’uso di ogni social network. Se a questo non si arriva, allora è il trionfo
della giungla. Una giungla abitata non da bestie, grosse e piccole, nobili e
meno nobili, dalle quali al limite ci si può difendere, ma da idioti a cui
finalmente il progresso e la democrazia hanno dato la possibilità di
realizzarsi appieno. Dagli idioti purtroppo non ci si può difendere.
Non so dove porterà la sempre più rapida e progressiva tecnologia
dell’informazione e della comunicazione, ma immagino che come spesso accade
nella vita, lo sviluppo di ogni condizione, anche la più florida e
positiva, finisce per vanificare la sua stessa essenza, lasciando al suo posto
la sua putrefazione e l’ammorbamento dell’aria.
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