domenica 6 settembre 2015

La rete non può essere un luogo franco di insulti


Un mio articolo, Immigrazione, verso il peggio a rimorchio della Chiesa, postato su “Brogliaccio Salentino” il 16 agosto, ripreso e diffuso dal blog “Rosebud Giornalismo Online”, è stato così commentato il giorno dopo da un certo che non so chi sia e di dove: «Giusto. La Chiesa gabbia la Chiesa. Lo Stato lo Stato, il cane il cane e lei caro il mio articolista faccia quello che le viene più congeniale: lo sciocco  che guarda il dito e non la Luna. E’ così difficile?».
All’ rispose subito la direttrice di “Rosebud” Rina Brundu, che con garbo disse fra l’altro: «Idee e scritto che peraltro condivido in pieno, particolarmente laddove dice che “La Chiesa deve fare la Chiesa. E’ tanto difficile capire che lo Stato deve fare lo Stato?”. Da ciò deriva pure che la Chiesa sta senz’altro facendo la Chiesa ma sarebbe dovere di un governo di una moderna democrazia tagliare una volta per tutte con questo ridicolo cordone ombelicale che ci portiamo dietro da quando questo paese è nato. E’ un insulto all’intelligenza nostra e dei nostri figli questo perseguire pratiche superstiziose per risolvere i problemi pragmatici del mondo. Machiavelli si sta sicuramente rivoltando nella tomba e non solo lui. Il vero problema di questo paese non sono gli articoli del prof. Montonato ma il fatto che non abbiamo sufficienti risorse intellettuali valide per avere più articoli come questo, per creare una leva con cui buttare davvero a mare questi leftovers medievali, anti illuministici sotto ogni profilo che lentamente, ma spavaldamente e inesorabilmente ci stanno portando alla sfascio. Noi abbiamo i governi democristiani che imperano e ci fanno vergognare di noi. E i cani da guardia che li incensano».
Personalmente apprezzo l’ironia, anche quando io stesso ne sono vittima; detesto invece la stupidità, che è tipica di chi non ragiona e spara la prima banalissima minchiata che gli viene a tiro. All’ il rispose indirettamente ringraziando la Brundu per il suo contributo di chiarezza.
Avrei potuto dire al mio occasionale avversario, magari anche direttamente, che io in genere guardo il sole o i confini del sistema solare, non la luna; ma avrei fatto a gara di banalità. E’ vero comunque che guardo sempre il più lontano possibile ed è per questo che ritengo nefasto per l’Italia e l’Europa, per la prospettiva dell’Italia e dell’Europa, il modo come l’immigrazione è gestita o non gestita dalla Chiesa e dagli Stati. Vorrei ricordare che la Chiesa non è il verbo del cristianesimo delle origini – se vogliamo prenderci in giro, va bene, pensiamola o auspichiamola pure così  – è una struttura di potere e di civiltà che deve porsi anche interrogativi importanti sul cristianesimo e sulla condizione dei cristiani nei tempi a venire. Non mi pare che lasciando entrare in Europa tanti islamisti mentre nei paesi islamici si bruciano le chiese coi fedeli dentro si renda un buon servizio al cristianesimo. Se poi la Chiesa vuole liquidare il Cristo che conosciamo da due millenni per un Cristo più acconcio alle idee politiche del papa, beh, allora è un altro discorso.
Ma, comunque, lasciamo stare tutta la polemica e le puntualizzazioni che seguirono col signor ; non è questo l’argomento. Qui metto in evidenza un aspetto: ad un ragionamento, che si può condividere o meno, si risponde con un altro ragionamento, uguale e contrario, non già con un insulto, per di più di persona anonima. E’ questo che va preso in esame in termini generali. Oggi chiunque – lo diceva Umberto Eco per i milioni di imbecilli invasori della rete – può concedersi la licenza di dare dello sciocco o dello stupido o qualcosa di peggio ad un signore che non conosce o peggio ancora che conosce, ma forte del suo cappuccio sul capo, che sa tanto di confraternita in tenuta da venerdì santo, può insultare in maniera sommaria e scriteriata.
Preciso che non ho mai inteso attrezzarmi di Face-book o di altri spazi on line o applicazioni, per evitare di trovarmi in un mare pieno di tutto e di più ed evito perfino di aprirmi a precise richieste su Linkedin, che è spazio serio e professionale. Ma sento parlare nei luoghi pubblici urbani, che invece frequento moltissimo – ho già detto che non leggo i social – le minchiate che postano e che si scambiano i campioni di quest’ultimo passatempo iperpopolare e francamente sono inorridito, non solo e non tanto per l’infimo livello dei protagonisti e per le loro insulse performance ma per il fatto che non c’è autorità alcuna che intervenga per impedire o punire severamente quanti dell’importante mezzo di comunicazione fa un uso stupido quando non delittuoso.
Non si tratta di comunicare le proprie idee, perfino in maniera sgrammatica – questo è un bene inalienabile, che va tutelato e semmai diffuso – ma di insultare e addirittura calunniare e minacciare chi ti sta antipatico, chi non ti ha offerto il caffè al bar, chi fa lo sgarbo di non salutare tutti per strada come un vescovo o il papa, chi tifa per un’altra squadra di calcio, chi si fidanza o si sposa con la donna che avresti voluto per te, chi è vittima di dicerie alla persona o alla famiglia e via umanizzando.
Chi si rende protagonista di un reato simile dovrebbe non solo pagare penalmente, subito non dopo due o tre anni, ma essere anche inibito per un certo periodo, a seconda della gravità dei casi, dall’uso di ogni social network. Se a questo non si arriva, allora è il trionfo della giungla. Una giungla abitata non da bestie, grosse e piccole, nobili e meno nobili, dalle quali al limite ci si può difendere, ma da idioti a cui finalmente il progresso e la democrazia hanno dato la possibilità di realizzarsi appieno. Dagli idioti purtroppo non ci si può difendere.
Non so dove porterà la sempre più rapida e progressiva tecnologia dell’informazione e della comunicazione, ma immagino che come spesso accade nella vita, lo sviluppo di ogni condizione, anche la più florida e positiva, finisce per vanificare la sua stessa essenza, lasciando al suo posto la sua putrefazione e l’ammorbamento dell’aria.

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