sabato 7 dicembre 2024
La democrazia possibile. Accontentiamoci
La democrazia, diceva Churchill, è la più brutta forma di governo, eccetto tutte le altre. Non è uno dei soliti paradossi che fanno storcere il labbro e la mente. Basta pensare per un attimo alla assurdità democratica. Una parte, la maggioranza, governa e l’altra, l’opposizione, fa di tutto per non farla governare, per farla fallire. Danneggiato è il Paese. Nessuna opposizione in democrazia è disposta ad ammetterlo, ma è innegabile che sia così. Ben lungi dal governare insieme ciascuna dal posto e dalle ragioni che occupa esse sono in “guerra”. Anche questa è vera: la guerra – diceva Von Klausewitz è politica continuata con altre armi. Anche all’interno delle due parti si riproduce in sottomultipli il dualismo, per cui, come diceva Carl Schmitt, in politica ciascuno è amicus hostis dell’altro. Ciò che conferisce dignità alle parti è lo scopo, ovvero l’ideologia, vera maschera che copre tutto, perfino le turpitudini più nefande. La vera educazione politica è quella di insegnare ai giovani come scoprire gli inganni e le frodi, atteso che, però, non è tutto frodi e inganni. Ci sono le componenti buone, che, a seconda del valore di chi le esprime, possono risultare vincenti.
La democrazia, come tante altre belle cose inventate dall’uomo, non esiste se non come sollecitazione a muoversi verso una direzione nel rispetto della legge comune, che ora si chiama Statuto ora Costituzione. Che tanto sia vero lo dicono le affermazioni dei tre più affermati dittatori del Novecento. Per Mussolini il fascismo era democrazia, così il nazismo per Hitler, il comunismo per Stalin. Pertanto essa ha bisogno di una sua precisa identità, che la distingua da ogni dittatura, ed è la ricerca continua di se stessa, il suo farsi nella libertà di tutti gli individui di una nazione. Né il fascismo, né il nazismo, né il comunismo erano democrazia per due motivi: primo, durante il loro imperio non c’era ricerca di inclusione; secondo, non c’era libertà di partecipazione. Ciò detto, non esiste un grado massimo di compiutezza della democrazia, oltre il quale non è possibile andare. Esiste una democrazia possibile, un farsi della democrazia.
Quando si parla di riforme, che è l’obiettivo di ogni governo, si dimentica che la politica non può darsi dei limiti di tempo per realizzarli. Se ci fosse una scadenza – che so, un cataclisma che ponesse fine a tutto – si avrebbe ragione di dire affrettiamoci a realizzare ciò che ci preserva dai pericoli. Ma questo limite non c’è e allora occorre accontentarsi della democrazia possibile. Il che non significa che non è democrazia quella che procede lentamente e realisticamente nel suo farsi. Nel percorso democratico ogni tappa è democrazia, se in essa si ravvisano le sue spcificità suddette.
Facciamo un esempio: Oggi nei confronti della cosiddetta comunità Lgbt+ c’è una considerazione sociale e istituzionale che non c’era venti anni fa. Si può dire che venti anni fa in Italia non c’era democrazia, perché questa comanità non era considerata come lo è oggi; che oggi non c’è democrazia perché l’obiettivo massimo non è stato ancora raggiunto? Evidentemente no. La democrazia di ieri e quella di oggi sono democrazie possibili, perché in esse si ravvisa la ricerca del raggiungimento di una condizione di libertà e di partecipazione senza fughe in avanti che spesso compromettono il processo. Accanto alla sigla Lgbt c’è un + indefinito che indica proprio la continuità della ricerca e della libertà, l’inclusività senza limiti. Ieri questa umanità era segregata, oggi è alla luce del sole, pur con le inevitabili resistenze, che non senza importanza oggi ognuno tiene per sé. Può accadere domani o dopodomani che il processo compia un altro passo e poi un altro ancora.
Può accadere anche che alcune conquiste oltre che segnare il passo facciano registrare dei passi indietro. Anche questo rientra nella democrazia possibile. Si tenga conto che la democrazia ha valore universale e paradossalmente comprende anche chi è contrario a certe inclusività. Nel dibattito politico ci sono i conservatori legati a valori diversi da quelli dei progressisti. Può accadere che i conservatori diventino in un paese la maggioranza e inseguano ritorni all’antico. Essi vanno combattuti con le stesse armi con le quali i conservatori sono riusciti da minoranza che erano a diventare maggioranza. Nessuno pensi di poter cristallizzare ciò che è fluido. In politica e ancor più in democrazia, che, per tornare a Churchill, della politica è la realizzazione più brutta a prescindere da tutte le altre, tutto è fluido e prende la forma che gli uomini sanno imprimere nei luoghi e nei tempi che consentono.
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