sabato 22 marzo 2025
Volenterosi e impotenti
I “volenterosi” del leader inglese Keir Starmer mi ricordano i “volenterosi” che nel 2021 dovevano far nascere il terzo governo Conte. Qui in Italia non fanno una buona fine i volenterosi e forse neppure in Europa per quanto ben 26 Stati si siano stretti intorno a quest’idea, compresa l’Italia. Ma, a parte ogni scaramantica precauzione, il nome stesso tradisce un non saper che fare, un non aver nulla da proporre. Ricordo il valore che si dà a scuola ad un ragazzo che ce la mette tutta ma non riesce: che dire, signora mia? Il ragazzo è volenteroso, ma ha dei limiti importanti. L’Europa ha dei limiti importanti.
Nel novero delle grandi potenze l’Europa non c’è. Ci sono America, Russia, Cina; ma l’Europa è “volenterosa”. Vorrebbe, ma non può. Stupisce che si sia fatto promotore proprio un inglese. Ma bisogna capire. L’Inghilterra, lontana dall’Europa per sua scelta, dopo essere stata abbandonata dall’America, rischia di essere isolata. Coi “volenterosi” rientra nel giro europeo, che non è un gran giro ma è pur sempre una compagnia.
Quanto all’Italia, la grande manifestazione pacifista di sabato, 15 marzo a Roma, ha dato una dimostrazione plastica di chi invece di viaggiare secondo una rotta, si agita intorno ai problemi senza nessuna direzione; è stata la stessa risposta, diversamente declinata, del voto europeo al riarmo. Ognuno si è diviso come gli è piaciuto, maggioranza e opposizione e perfino ogni singolo partito. Si sono fatti a fettine. A Roma c’erano tutti e di più. Del resto noi italiani siamo maestri di trovate. Finita l’era dei “girotondi” e quella delle “sardine” un’altra ce la dobbiamo inventare ed è ben strano che non vi abbia provveduto lo stesso Michele Serra, ideatore dell’iniziativa romana.
Di chiaro c’è che l’Europa spende ottocento miliardi di euro per adeguare gli armamenti alla bisogna. Armarsi non significa necessariamente fare la guerra, può essere deterrenza per chi la guerra la vuol fare a noi. Se l’Ucraina, invece di cedere il suo armamento nucleare alla Russia l’avesse tenuto non avrebbe subito la guerra d’invasione.
Si dice che dovremmo fare un esercito europeo e non degli eserciti nazionali, che perciò i soldi per riarmarci dovrebbe cacciarli l’Europa non ogni singolo Stato. Come se l’Europa non fossimo noi. Non si capisce bene la differenza. I soldi sempre europei sono e tutti li devono cacciare a seconda del numero degli abitanti o della ricchezza di ogni singolo Stato. Continuiamo a non voler prendere atto che la realtà nel mondo con l’elezione di Trump è cambiata, in maniera inattesa per giunta. Non è più tempo di “arrivano i nostri”, dunque dobbiamo provvedere da soli.
Trump ha promesso la pace e ha fatto come Alessandro col nodo di Gordio, che nessuno riusciva a sbrogliare; lui ha tagliato corto. L’Occidente non è stato in grado di riportare la pace in Ucraina. Ci penso io, ha detto. E quale è stata la soluzione? Quella che né l’Ucraina né l’Occidente volevano e cioè la rinuncia a tutti i territori ucraini che la Russia ha occupato. E questa si può chiamare pace? Questa è resa incondizionata, che solo un altro diverso da Biden poteva fare. Trump sta dando dell’America l’immagine di un paese isterico e inaffidabile, che ricadrà nel prosieguo degli anni.
Ma noi europei che figura ci facciamo? Noi ora cerchiamo coi “volenterosi” di ritagliarci un posto alle trattative per la cosiddetta pace, se non altro per salvare la faccia. Col rischio che se qualcuno dei nostri prende la parola in difesa di una posizione ucraina si prenda qualche parolaccia da Trump o l’invito ad alzarsi e andarsene. Aver ribadito il nostro appoggio all’Ucraina ci fa onore, ma nient’altro che questo.
È di tutta evidenza che l’America neomonroniana si fa gli affari suoi o crede di farseli. Ma può essere che dopo il caso ucraino il rimescolamento delle cose nel mondo prenda una piega nuova, in cui noi Europa se riusciamo a venire a capo di quanto succede, possiamo recuperare il ruolo che ci spetta per tradizione. Essere preparati non a fare la guerra, ma a scoraggiare gli altri dal farla a noi, è decisivo. Perciò, armiamoci. Oggi il vento sembra andare nella direzione degli avventurieri e dei masnadieri, ma si sa come vanno a finire gli affari tra di loro; e forse è questo che bisogna temere di più. Senza voler mettere in conto che Trump non è eterno e se è stato facile dall’oggi al domani rovesciare tutto, altrettanto può accadere che si possa recuperare quel tutto, che ha garantito nel mondo pace e benessere per ottant’anni.
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