sabato 15 marzo 2025
Il riarmo europeo e chi va in guerra
Armiamoci e partite non è più una barzelletta di Totò, è il modo di pensare di certi pacifisti italiani che si sono espressi contro il riarmo europeo deciso dall’Europa. Intendiamoci, la gente, che vota e determina governi, non ama sentir parlare di armi e di guerre, oggi più di ieri. Allora per i politici è come lisciarsi l’asso a tressette andandole incontro. La gente non vuole la guerra e noi le diciamo che siamo con lei. È il ragionamento che fanno i populistici del giorno, che sacrificano la responsabilità per la propaganda. Oggi, in Italia, il Movimento 5 Stelle ed altri sciolti di sinistra. Essi dicono sì alla difesa europea ma a combattere devono andare gli altri. Gli altri, chi?
Il riarmo, che molto opportunamente si sarebbe potuto chiamare difesa, proprio per non spaventare nessuno, si sarebbe dovuto fare da tempo. La Nato ha sempre sollecitato i governi europei a destinare il 3% del Pil alla difesa, ma vuoi per impellenti altre necessità vuoi per crisi economiche susseguitesi si è sempre rimandato il problema. Oggi ci troviamo in piena crisi mondiale con due guerre, Ucraina e Israele, che non sembrano finire domani mattina. Alla presidenza degli Stati Uniti d’America, dunque del paese guida della Nato, c’è un personaggio che definire strano è un eufemismo. Ha detto chiaro e tondo che la pacchia per noi europei è finita, che gli Stati Uniti non sono più propensi a difendere nessuno se non il loro paese e che tutto quel che fanno è mirato a questo. Sappiamo, inoltre, che le guerre oggi non hanno un campo di battaglia, che tutto lo spazio di un paese in guerra può essere colpito da distanze inimmaginabili. Per la verità lo sappiamo già dall’ultima guerra mondiale.
Le guerre non si devono fare. La guerra d’Ucraina non si doveva fare. Ma intanto c’è stato un paese, la Russia, che ha voluto farsi le proprie ragioni invadendo l’Ucraina. Non aveva proprio nessun altro modo per farsi le sue ragioni? È evidente che essa ha voluto, invadendo l’Ucraina, mandare un messaggio all’Occidente. E l’Occidente ha risposto, ha aiutato il paese aggredito a difendersi. Ovvio che l’Ucraina, con la sua aspirazione ad entrare in Europa e nella Nato, è anche un affar nostro. Difficile dire che non c’entriamo, anche se i nuovi padroni del mondo, Russia e America, sembrano dirci, state in un cantuccio accucciati e in silenzio.
Purtuttavia le cose non stanno come immaginano Putin e Trump. L’Europa ha voluto decidere di riarmarsi non per aggredire ma per difendersi nell’eventualità di un’aggressione. Il riarmo ha una funzione di deterrenza. È questo che i cosiddetti pacifisti non vogliono capire e per un misero piatto di lenticchie si sporcano la faccia con slogan qualunquistici: no alla guerra, come se quelli che hanno detto sì al riarmo la volessero.
Risibile poi il pauperismo di Conte, che non si stanca di dire che i soldi per le armi andrebbero spesi per pagare le bollette della povera gente, quella che non arriva alla fine del mese e via piagnucolando. Ci sono momenti in cui si spende per mangiare e momenti in cui si spende per la pelle, fermo restando che la guerra è lontanissima dalla mente di chi pure ha detto sì al riarmo.
Si dice che non tutti i mali vengono per nuocere. Le minacce di Trump per un verso e di Putin per un altro hanno svegliato l’Europa. Riarmandosi, non solo avverte di non essere scoperta, ma reclama un ruolo nella soluzione dei problemi che sono sul tappeto.
Trump pensava che da un giorno all’altro avrebbe risolto tutti i problemi. Ha dovuto già accorgersi che le sue minacce e alcuni suoi improvvidi provvedimenti stanno creando seri problemi nel suo paese, mentre fuori la guerra in Ucraina continua con bombardamenti sempre più intensi perché Putin vuole arrivare al tavolo della pace senza niente aver da perdere.
Il riarmo europeo sicuramente comporterà dei sacrifici, che è inutile dire graveranno sulle fasce più deboli della società, ma è inutile invocare una situazione che purtroppo non c’è. Quello che si è determinato è pura realtà, che va guardata in faccia, senza eccessivi allarmismi o colpevolizzazioni degli avversari politici.
Non è un bel momento, questo lo si vede e lo si sente. Si spera tuttavia che le difficoltà che Trump sta incontrando a risolvere i problemi che diceva che avrebbe risolto dall’oggi al domani lo facciano rinsavire. Lo facciano soprattutto mutare atteggiamento nei confronti dell’Europa, recuperando un’alleanza che sembrava essere nella natura delle cose.
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