sabato 14 dicembre 2024

Fratelli d'Italia, che c'è da buttare

Recentemente Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento per Fratelli d’Italia, ha adombrato l’opportunità di togliere la Fiamma dal simbolo del partito. Nulla di propositivo ma un passaggio nel corso di un’intervista. Ciriani non è uno qualunque, è un personaggio del partito di Giorgia Meloni che si è sempre contraddistinto per la sua moderazione e per l’immagine che offre di sé, di persona misurata e a modo. Non potevano mancare le reazioni della componente postmissina del partito, essendo la Fiamma uno dei bersagli preferiti degli avversari. La polemica, molto soft e breve, rimanda all’immediato dopoguerra, quando fu scelta dal neonato MSI quale suo simbolo. Se ne sono dette tante sui suoi significati. Agli avversari piace sostenere la leggenda che essa rappresenti la luce e il calore che emana il corpo di Mussolini dalla sua bara, su cui erano le iniziali del partito MSI, letto in acronimo MuSsolinI. Tutte balle. La storia racconta ben altro. Quanto al nome Movimento Sociale Italiano ricalca l’esperienza politica di François de la Rocque in Francia del 1936 Mouvement social français. Questo era un movimento che cercava di unire le varie associazioni combattentistiche francesi dopo la guerra 1914-18, per costituire una grande forza politica. Quanto al simbolo, lasciamo la parola allo stesso Almirante, che ne fu l’ideatore. «Ero segretario del MSI, nel 1947, quando, pochi mesi dopo l’avventurosa nascita del Partito, si profilò l’occasione di misurarci sul terreno elettorale con le votazioni amministrative di Roma. Ancora non avevamo un simbolo e bisognava pensarci in vista degli adempimenti tecnici per quel battesimo elettorale. Il fascio, ancorchè repubblicano, non si addiceva, evidentemente, a quella nostra prima battaglia democratica. Ci pensavo e ripensavo ma non veniva fuori nulla di soddisfacente. Un bel giorno, mentre scendevo le scale della nostra sede di Corso Vittorio, vidi venirmi incontro un giovane mutilato di guerra della Rsi che arrancava su una sola gamba e una stampella. Mi fermò – qualcuno aveva già imparato a conoscermi e a riconoscermi – e mi disse ‘Tu sei Almirante? Bene. Ma com’è che sulla porta di questo partito non c’è un’insegna? Non ce l’avete?’. Non ancora, risposi imbarazzato. E quello: ‘ Ma non è il Partito dei combattenti? E allora perché non gli metti il simbolo dei combattenti, la fiamma?’. Il giorno dopo chiamai un amico disegnatore e lo misi al lavoro, sino a quando, dopo una serie di schizzi, tracciò i segni di quel fortunato simbolo che da quarant’anni, nei giorni lieti e nelle ore buie, caratterizza la nostra esaltante esistenza». (Intervista di F. M. D’Asaro ad Almirante del 1986). Il motto che si dice coniato da Augusto De Marsanich, primo segretario nazionale del Partito, “Non restaurare non rinnegare”, ben s’accorda alla Fiamma. Essa per sua natura è qualcosa che finché arde c’è, che è fondamentalmente presente. Non restaurare, infatti, taglia corto, ove ce ne fosse bisogno. Dopo 76 anni il Partito, senza restaurare e senza rinnegare, è giunto al governo ed è proiettato verso il futuro. La Fiamma lo ha accompagnato per tutto il lungo e accidentato percorso. Bisogna prendere atto che i dirigenti del Partito hanno voluto ribadire, lasciando la Fiamma sulle loro bandiere, che il Partito è nato nel 1946 e nel corso degli anni si è sempre attualizzato. Neppure l’Italia di oggi è l’Italia di Vittorio Emanuele II, Cavour, Mazzini e Garibaldi, ciò nondimeno ha conservato tutta la sua dimensione, politica, morale e patriottica. Non è tanto per una sorta di nostalgia o di romanticismo che si deve continuare ad averla nel proprio simbolo, ma per dare sempre l’idea ai giovani che tutto viene dal passato, da un passato fatto da altri giovani con sudore e sangue. Conservare i segni della propria identità è potente, significa che in ogni momento si ha a disposizione una grande forza di attrazione, una squilla che chiama a raccolta. Quando Fratelli d’Italia si è proposto poco più di dieci anni fa dalle rovine del sistema partiti aveva appena il due per cento. Era la raccolta. Negli anni successivi ha saputo dire agli italiani: noi siamo quelli che vengono da lontano e non hanno nulla di cui vergognarsi. Gli italiani hanno capito. Che cosa i Fratelli d’Italia possono buttare perché non serve più e anzi è dannoso? Quel modo ruvido e compiaciuto di far pesare sugli altri l’alterigia di chi escluso e pestato per anni ha saputo rialzarsi e battersi con successo. Ecco, questo con gli anni non ha più ragione di esistere, perché le esperienze dei giovani di Fratelli d’Italia di oggi non sono le stesse dei giovani missini di ieri. Ne è “testimone” proprio la Fiamma, che ha “visto” gli uni e sta “vedendo” gli altri.

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