sabato 15 febbraio 2025

Quel che ho visto di Sanremo

Hai visto Sanremo? È la domanda che ti senti fare da più parti fin dal primo mattino. Dal bar all’edicola non si parla d’altro. Come se si trattasse di un evento da non perdere, di quelli che, per usare un’espressione abusata, ti fa dire, tutto contento, c’ero anch’io; e magari speri che accada qualcosa, non so, un disperato che si vuole buttare giù dalla loggia, un cavallo pazzo che s’imbizzarrisce in diretta, un bacio socratico, un decoltè traditore, qualcosa del genere. Io, Sanremo! rispondono i più. Ma che sei scemo? È la risposta più ricorrente. E invece Sanremo se lo vedono proprio tutti, perché poi incominciano a tradirsi di averlo seguito quando parlano di questo o di quello. Hanno ragione quelli che dicono che è il primo ponte vacanziero italiano. È un ponte su tutti gli “stretti” d’Italia, lunghi e corti; un ponte che si fa e si disfa una volta all’anno; non come certi ponti che sono promessi dall’indomani di Porta Pia e non hanno ancora i piloni sui quali poggiarli. C’è un prima e un dopo Sanremo. Ah, se il festival mi sta piacendo? Me ne stavo dimenticando. Finora l’ho seguito a metà, ovvero ho seguito solo la prima parte, quella per dovere di democratica spartizione televisiva, dovendo condividere il televisore in casa. Poi, per quel che mi tocca, corro subito a RaiStoria, dove mi pasco di cose note e meno note ma sempre interessanti a ricordarle e ad approfondirle. No, Sanremo di quest’anno non mi è piaciuto, non mi sta piacendo. Stasera, la quarta puntata spero di godermela tutta con le sue cover, canzoni d’altri tempi, che, se pur reinterpretate, conservano fascino e bellezza. Quel Conti mi sembra poco sul pezzo, come si dice oggi. Delle sue collaboratrici e dei suoi collaboratori – ma perché tanti? – finora mi è piaciuta la modella Bianca Balti e i suoi incantevoli vestiti. A dire il vero anche le altre hanno indossato vestiti dei migliori sarti italiani, da Miriam Leone ad Elettra Lamborghini. Benigni, per noi italiani, è come il parmigiano reggiano, piace a tutti, è una garanzia di divertimento. Non altrettanto Frassica e Malgioglio, banalotti e scontati. Malgioglio è meglio come critico e commentatore. Frassica è meglio e…basta. Le canzoni sono decisamente fuori dalla portata di una persona “normale”, non solo per gusto ma anche per udito. Molto suono, le parole non si capiscono, a carpire l’interesse i vestiti maschili, brutti, stravaganti, eccessivi. Ad eccezione di Achille Lauro che forse si ricorda di avere un nome importante. Ma dove vanno a vestirsi gli altri, da qualche rigattiere? La gestualità di alcuni, dei rapper – si dice così? –, monotona come la loro musica, stizzisce, dà l’impressione di persone arrabbiate, risentite, minacciose. Pensi che da un momento all’altro tirino fuori un mitra per fare una strage. Pur senza calarmi nella realtà di Vola colomba e dei Papaveri, precedente alla mia stagione, dico che una canzone è bella o brutta prima di tutto dopo averla ascoltata e poi capita. E se non riesci ad ascoltarla e a non capirla? Pazienza, l’audience è assicurata. Dicono che vada per la maggiore Giorgia. Quella che replicò alla Meloni dicendo: anch’io mi chiamo Giorgia e sono una donna ma non rompo le scatole alla gente. Chissà, che non si voglia contrapporre Giorgia a Giorgia? Benigni lo ha fatto a modo suo. A me è piaciuta la canzone di Cristicchi, l’unica sulla quale posso esprimere un giudizio di merito. Fatto salvo il principio che l’arte ha poco o nulla a che fare col messaggio politico, etico o sociale, il pezzo ha una sua dignità e soprattutto connotazione. Se vince, ha vinto l’Italia del buon cuore, dei buoni sentimenti, che è poi la solita Italia, che quando pensi che è peccaminosa esce fuori con la sua purezza. Gli do il secondo posto. Nella seconda serata mi è piaciuto papa Francesco col suo messaggio sulla musica. Ma dicono che era roba vecchia, non fatta per Sanremo. Speriamo che non finisca pure lui al Copasir. Vero senza ombra di dubbio, invece, è stato il messaggio delle due cantanti, l’ebrea e la palestinese, che hanno fatto capire che per i loro due popoli è meglio suonare che suonarsele. Come ogni anno la Rai ha tenuto a dire che gli ascolti sono aumentati facendo riferimento alle corrispettive serate dell’anno scorso. Sta di fatto che dalla prima puntata in poi è stato un calo continuo. Carlo Conti, poi, il direttore artistico e il conduttore del festival, si è molto speso personalmente per la Suzuki, uno degli sponsor. Mi chiedo: era nel contratto? era cosa che poteva fare? Mah! Buon Sanremo a tutti e…all’anno prossimo!

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